Top 10 similar words or synonyms for chaînes

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Top 30 analogous words or synonyms for chaînes

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François Mauriac Ma nel 1909 decise di dedicarsi anima e corpo alla letteratura, pubblicando la raccolta di poesie intitolata "Les Mains jointes" (1909), seguita dal romanzo "L'Enfant chargé de chaînes". Già in queste prime opere si delineò l'ispirazione religiosa anche se i toni furono ancora sfumati. Nel 1913 si sposò con Jeanne Lafon e, dopo l'inizio della prima guerra mondiale, ottenne l'esenzione per motivi di salute.
Discorso sulla servitù volontaria Sebbene ancora poco noto oltreconfine, il "Discorso sulla servitù volontaria" è stato, attraverso quattro secoli, un punto di riferimento per molti paladini delle libertà, da Marat (nel saggio "Chaînes de l'esclavage") a Lamennais, a Landauer, fino a Rothbard, che introduce l'opera in un'edizione del 2004. Fonte d'ispirazione per pensatori filosofi e politici, dalla matrice anarchica all'eterodossia marxista, come Simone Weil (in "Méditation sur l'obéissance et la liberté" del 1937), il testo viene ripreso e citato abbondantemente in tempi più recenti, contemplando numerose riedizioni anche in lingua italiana negli ultimi anni (sei edizioni 2006-2016).
Jean-Paul Marat Non ricevette nemmeno risposta e ripiegò su un impiego di precettore dei figli di Paul Nairac, armatore di Bordeaux e futuro deputato degli Stati generali. In realtà era un pretesto per allontanarsi da Boudry e pagarsi gli studi di medicina, ma già nel 1762 Marat lasciò l'Università di Bordeaux per quella di Parigi, mantenendosi con l'esercizio della professione medica - bastava allora essere studente di medicina - ma frequentando anche le biblioteche della capitale, occupandosi di scienza, di storia, di letteratura e iniziando a scrivere un romanzo, "Les chaînes de l'esclavage" (Le catene della schiavitù).
Jean-Paul Marat Con l'approssimarsi delle elezioni per il rinnovo del Parlamento, nel 1774 Marat intervenne anonimamente pubblicando dei "Discorsi" dove, scrivendo da inglese, attacca la Costituzione vigente che «porta l'impronta della servitù» perché consente di eleggere soltanto deputati provenienti «da un'unica classe», i possidenti, che non si preoccupano certamente del bene di tutti i cittadini. In maggio, pubblicò ancora un saggio, iniziato già dieci anni prima e ora adattato al pubblico inglese, "A Work wherein the clandestine and villainous attempts of princes to ruin liberty are pointed out" (Opera in cui s'illustrano i sotterranei e scellerati tentativi dei prìncipi di cancellare la libertà), che egli pubblicherà poi in francese col titolo più noto "Les chaînes de l'esclavage" (Le catene della schiavitù).
Grand Châtelet Il Grand Châtelet è stata una delle principali carceri di Parigi. Nella sua parte orientale, le celle sono state suddivise in tre categorie: le camere comuni al piano superiore, quelle chiamate « segrete » e le fosse ai bassifondi. Durante l'occupazione di Parigi degli inglesi, una ordinanza di Enrico VI d'Inghilterra, a partire da maggio 1425, elenca la lista delle sue parti o celle. Le prime dieci erano le meno orribili, esse avevano nomi quali: "Les Chaînes" (le catene), "Beauvoir" (bellavista), "la Motte" (la zolla di terra), "la Salle" (la sala d'attesa), "les Boucheries" (i macelli), "Beaumont" (bella montagna), "la Grièche" (la gazza), "Beauvais" (sedia di canapa), "Barbarie e Gloriette" (grande voliera). Le seguenti erano molto più odiose, certi nomi sono eloquenti: "Le Puits" (il pozzo), "les Oubliettes" (le segrete), "l'Entre-deux-huis" (uscio tra i due), "la Gourdaine" (amo per pescare), "le Berceau" (la culla). Infine le ultime due erano particolarmente atroci: